Monthly Archives: January 2016
The place to be – Hotel Villa Honegg (Switzerland)
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Location:
Because the closet – La gonna anni ’50
Le vedi fluttuare con morbidi movimenti, roteanti di colori e tessuti tra i più vari.
Avvolte in cappottini “bon ton” o in camicette retrò, sono quelle donne che, della gonna longuette, ne hanno fatto la parola d’ordine per esprimere femminilità.
In effetti, della ginna longuette, o sotto ginocchio, prendo in considerazione quella più conosciuta e che recentemente sta rientrando prepotente nei nostri armadi: quella morbida, a pieghe, che nulla ha a che vedere con quella sinuosa, sexy – sempre a vita alta e sempre sotto ginocchio – e aderente.
L’abbiamo vista in passerella già da qualche mese, accostandosi alla più sciolta t-shirt, oltre che alla sopracitata camicia. Perché no, magari con una giacca di jeans e le sneakers o la canottierina bianca “californian girl”!
Non è detto che piaccia a tutte però, per noi ragazze può avere un richiamo alle gonnelline che le nostre mamme ci mettevano per andare a scuola con golfino e camicia con colletto trapuntato. Non credo sia una storia comune, ma sicuramente è una storia frequente!
Reinterpretarla proprio adesso che detta una corrente di moda però potrebbe essere il metodo per levarle di dosso un po’ di “vecchiume” a cui l’abbiamo sempre associata ed aprire i nostri vecchi cassetti (anche quelli di nonne più che mamme) per scoprirne una miriade tra onde, colori e tessuti e darle una nuova vita!
Un discorso a parte è quella di tulle, dall’effetto molto romantico ed un po’ “fairy tale” ma sempre e sicuramente femminile.
Non sempre rimanere al passo con i tempi vuole dire avere u guardaroba sempre aggiornato ed originale, spesso l’astuzia sta nel rivedere per prime e con occhi diversi qualcosa di già visto e rivisto: perché quello che fa parte delle nostre abitudini, non è scontato sia in realtà qualcosa di unico…e non serve che sia io a ricordarlo. Femminilità?
Magari la longuette può aiutarci al posto di un dolorosissimo tacco. Provare per credere.
Intervista ad Alessandra Fusi di Pearl à porter
A cura di Fabiola Yvonne Bobbio
Di cosa ti occupi principalmente?
Sono una ricercatrice della School of Chemical Engineering all’Università di Manchester. Mi occupo della valutazione ambientale dei processi produttivi.
Come è nata l’idea di creare Pearl-à-porter?
Da una vecchia collana, regalata da mia nonna per i miei 18 anni: mai messa. L’ho sempre trovata troppo seriosa…così l’ho smontata e reinventata alla maniera “Pearl-à-porter”: ho aggiunto un pizzico di colore e voilà…è nato il primo gioiello Pearl-à-porter.
Come riesci a conciliare le tue attività?
E’ piuttosto complesso in effetti, il mio lavoro da ricercatrice mi prende parecchio tempo. Dedico a Pearl-à-porter il mio tempo libero (sera e week end)…grazie alla passione che ho per questo progetto imprenditoriale.
Da dove trai ispirazione per i tuoi nuovi modelli?
Ciò che mi ispira più di tutto sono gli abbinamenti di colore. Quando entro dai rivenditori di pietre, immersa nella moltitudine di colori, la mia parte creativa prende vita. Inizio a immaginare milioni di possibilità di combinazioni di pietre e fili colorati.
A che pubblico ti rivolgi principalmente?
A tutte le donne. La doppia natura elegante e casual dei gioielli Pearl-à-porter, che è poi la linea ispiratrice di questo progetto, rende questi bijoux adatti alle mamme ma anche alle figlie, a chi copie 18 anni ma anche alle nonne, insomma a tutte le donne che ricerchino un gioiello facile da portare ed elegante al tempo stesso.
Come ti definiresti: più sognatrice o pragmatica?
Pragmatica…risultato degli anni spesi a fare ricerca scientifica credo.
Chi ha creduto in te da subito?
Carlo, mio marito. Crede in me più di quanto io non creda in me stessa.
Progetti per il futuro?
Tornare in Italia…e dedicarmi a tempo pieno al progetto Pearl à porter.
- Lifestyle and chilling for Pearl-à-porter
- Lifestyle and chilling for Pearl-à-porter
In attesa delle tue prossime splendide creazioni ti auguriamo di realizzare il tuo progetto!